Nuove informazioni sui reparti corazzati
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1) I reparti corazzati tedeschi nella Destra Tagliamento (provincia di Pordenone)

Si è ritrovata in vari testi ampia documentazione di origine partigiana sulla presenza di reparti corazzati tedeschi nella Destra Tagliamento (ora Provincia di Pordenone), riferita in particolare agli ultimi giorni di guerra, contrassegnati dall’insurrezione partigiana che in pratica liberò l’intera provincia prima dell’arrivo degli Alleati.

1.1) Il testo di Bruno Steffè La guerra di liberazione nel territorio della Provincia di Pordenone 1943 – 1945 (Edizioni ETS, 1996) riporta ampi estratti dai diari delle formazioni partigiane operanti nella Destra Tagliamento. Questi documenti, redatti immediatamente dopo gli eventi, sembrano generalmente attendibili (a parte l’identificazione di ogni carro armato tedesco come un “Tigre”), anche se sono molto frammentari. Si riportano di seguito i dati e gli episodi più significativi in cui vengono menzionati carri armati o mezzi blindati, come riferiti dai diari delle formazioni partigiane riportati nel libro di Steffè.

1944:

1945:

1.2) Alcune ulteriori informazioni sui combattimenti del 1945 nelle stesse zone, tratte da G.A. Colonnello, Guerra di liberazione. Friuli – Venezia Giulia – Zone Jugoslave, 1965, sono riportate qui di seguito:

1.3) Altre informazioni, che in parte ripetono quelle già fornite ma aggiungono qualche nuovo particolare, da Giampaolo Gallo, La resistenza in Friuli, 1943-1945, IFSML, Udine, 1988:


Di particolare interesse da questi estratti sono le informazioni riguardanti il 1945: esse confermano una presenza consistente di reparti corazzati tedeschi nella Destra Tagliamento durante le ultime settimane di guerra e testimoniano dei forti combattimenti, in particolare tra tedeschi e partigiani, che ebbero luogo nella regione negli ultimi giorni di guerra.
Le formazioni corazzate tedesche sembrano essersi concentrate in due zone:

- quella di Casarsa – San Vito al Tagliamento
- quella di Pordenone.

Il primo gruppo, dopo combattimenti nella zona di Savorgnano (forse anche contro reparti alleati), si ritirò intorno al 30 aprile – 1° maggio in parte verso est, con l’intenzione di guadare il Tagliamento all’altezza di San Vito, in parte a nord verso Spilimbergo; in entrambe le direzioni le colonne vennero attaccate dai partigiani e dall’aviazione alleata.
Il secondo gruppo si ritirò intorno al 30 aprile verso Maniago nell’intenzione di seguire la Pedemontana verso la valle del Tagliamento, ma venne anch’esso fortemente ostacolato dai partigiani e dalla aviazione alleata. Una seconda direzione di ritirata da Pordenone sembra essere stata verso Casarsa - Spilimbergo.
Come già esposto nel testo, è certa la presenza nella zona di Casarsa – Valvasone – San Vito del Panzer-Ausbildungs-Abteilung Süd. I carri armati presenti a Pordenone potrebbero essere appartenuti al Pz.Abt. 212 in ritirata dal Veneto; potrebbe essere stato uno di essi il Pz.Kpfwg. III Ausf. N perso a San Giovanni (foto nr. 170). Non si può tuttavia escludere la presenza dei resti di unità corazzate di altre formazioni in ritirata dalla Pianura Padana.


2) Karstjäger Panzer–Kompanie

Ad integrazione e conferma delle informazioni date nel testo (pg. 77-78) sugli ultimi combattimenti della Panzer–Kompanie della 24. Waffen-Gebirgs (Karstjäger)-Division der SS, si riportano tre testimonianze, recentemente ritrovate, relative agli scontri di Cividale e Godia:

2.1) Dalle memorie di un comandante partigiano relativamente ai combattimenti per la liberazione di Cividale, il 1° maggio 1945:

Cividale era già dominata dai nostri mortai; ma si ritenne opportuno non attaccarla subito, perchè si videro uscire i carri armati pesanti tedeschi (Tigre) dalla Caserma della Fanteria. La relazione del 15.5.45 di Aldo Specogna al Comando 3. Divisione “Osoppo Friuli”, così riferisce il seguito delle operazioni:

Alle ore 11 dal Fortino (sul M. dei Bovi) viene aperto il fuoco di mortai su carri armati fermi nei pressi del cimitero di Cividale. Il tiro è efficace perchè colpisce il bersaglio. (Rimase per molti giorni sul ciglio della strada la carcassa rovesciata di uno di essi).
Reazione avversaria con tre colpi anticarro sulle nostre posizioni. Sono le 12,30. I carri armati, sotto il nostro tiro, muovono verso Udine.

(da: Tarcisio Petracco, Lotta partigiana al confine orientale, Ribis, Udine, 1994, pg. 145-146)

Ovviamente non di Tigre si trattava, ma dei P 40 della Karstjäger che stavano abbandonando Cividale. Un particolare sconosciuto rivelato da questa relazione è la perdita di un carro armato a Cividale a causa del fuoco partigiano.

2.2) Sulla successiva ritirata della Pz.Kp. e sul combattimento di Godia, da un testo redatto da uno dei protagonisti della lotta partigiana in Friuli – Venezia Giulia:

Dal campanile di Povoletto alle 15 [del 1° maggio 1945] venne dato l’allarme per l’avvistamento di una colonna tedesca, composta da 12 carri armati Tigre e da vari camions carichi di SS, proveniente da Cividale e appartenente alla Car-Division [ricto: Karstjäger-Division], in sosta nei pressi di Salt in vista del ponte sul Torre il cui presidio partigiano si era posto al riparo. Richiesto il concorso di forze corazzate alleate, da poco entrate a Udine, queste verso le 17 erano sul posto e, affiancate da reparti partigiani, attaccarono la colonna nemica che, mossasi appena allora, stava raggiungendo il Torre [per la precisione il combattimento ebbe luogo dopo il passaggio del Torre da parte della colonna tedesca, all’entrata di Godia].
In mezz’ora di duro combattimento la colonna fu annientata [in realtà venne distrutto solo un P-40, il resto della colonna passò oltre]. Dopo la battaglia, ispezionando un carro armato Tigre capovolto in un fosso, udendo dei lamenti provenire dall’interno, due militari inglesi – il capitano Robinson Henry James e il carrista Keith James Alexander – con fatica riuscirono ad introdursi nel carro armato: uno solo degli occupanti dava ancora segni di vita, ma questi, anzichè accettare l’aiuto che i due nemici intendevano porgergli, con la pistola, che ancora teneva in mano, fece fuoco su di loro, dopodichè spirò.
I due inglesi, gravemente feriti, vennero tosto soccorsi e trasportati all’ospedale da campo di Magredis.

(da: G.A. Colonnello, Guerra di liberazione. Friuli – Venezia Giulia – Zone Jugoslave, 1965, pg. 289)

Interessante, se esatto, è il dato riportato secondo cui la Pz.Kp. disponeva di 12 P 40 all’arrivo nelle vicinanze di Udine, e quindi ancora di 13 P 40 efficienti prima dell’abbandono di Cividale.

2.3): Karstjäger Pz.Kp. e Gruppo San Giusto:

Il seguente brano, tratto dal diario di guerra di un reparto partigiano italiano, fornisce ulteriori informazioni sugli ultimi giorni dei due reparti:

In precedenza il giorno 24 [aprile 1945], il Comandante della Brigata con circa 30 uomini, era partito alla volta del Collio da dove si portava in pianura e il giorno 27 provoca la resa del presidio carrista repubblichino di Mariano del Friuli [Gruppo San Giusto], impadronendosi fra l’altro di 5 carri armati leggeri, una autoblinda, 4 autocarri e diverse armi e munizioni.
Venuto a contatto con elementi del comitato insurrezionale di Cividale, decideva di attaccare quella località presidiata da circa 200 SS. L’attacco veniva effettuato facendo assegnamento sul moto insurrezionale, moto che scoppiava entusiasticamente all’ingresso delle nostre forze nella cittadina.
Mentre si sviluppavano furiosi combattimenti per le strade, uscirono dalla caserma nemica i carri «Tigre», di cui non si avevano notizie, che misero subito fuori combattimento i nostri carri armati leggeri e si dovette quindi desistere dall’attacco e sgomberare la località dopo aver causato perdite imprecisate al nemico. Da parte nostra nessuna perdita.

(da: Guerra di Liberazione. Friuli-Slovenia 1943-1945 - Divisione D'Assalto Garibaldi Natisone. Diario Storico operativo)

Il respinto attacco partigiano su Cividale ebbe luogo, sembra, il 28 aprile. I tedeschi mantennero il controllo della cittadina fino al suo abbandono, il 1 maggio.
Interessante il fatto che mezzi corazzati catturati al Gruppo San Giusto siano stati utilizzati in combattimento contro i P 40 della Karstjäger.


3) 5. (verst.) Polizei-Pz.Kp.

Presumibilmente a fine gennaio 1945 un reparto del Btl. “Barbarigo” della Divisione X. MAS, in quel momento a Salcano (vicino a Gorizia; oggi parte di Nova Gorica, in Slovenia), venne incaricato di scortare un convoglio di rifornimenti destinato a Montespino (oggi Dornberk, in Slovenia), nella Valle del Vipacco. Accompagnarono il convoglio anche due T-34 della 5. (verst.) Pol.Pz.Kp. Sul percorso venne forzato con uno scontro a fuoco, sia all’andata che al ritorno, uno sbarramento partigiano.
(da Marino Perissinotto, Duri a morire. Storia del Battaglione Barbarigo 1943-1945, Ermanno Albertelli Editore, Parma 2001, pg. 106. Il libro data l’episodio a metà febbraio, ma secondo tutte le altre fonti consultate i reparti della Divisione X. MAS avevano lasciato l’OZAK entro i primi giorni di febbraio)


4) Reggimento alpini “Tagliamento” della RSI

Il Rgt. “Tagliamento” era un reparto dell’Esercito Nazionale Repubblicano (ENR) della RSI, formato a Udine a partire dal settembre 1943 e operante sotto controllo del comando SS/Polizei dell’OZAK, con funzioni di presidio del territorio, protezione delle vie di comunicazione e lotta anti-partigiana; per gran parte del 1944-’45 le sue unità furono dislocate nell’alta valle dell’Isonzo, nella valle del Baccia e nella valle del Vipacco.
La compagnia comando del reggimento (dislocata a Tolmino, nell’alta valle dell’Isonzo, dal marzo 1944 all’aprile 1945) ebbe in dotazione un Fiat 665 blindato scoperto per una parte del 1944. Secondo un estratto del diario reggimentale, pubblicato su un numero della rivista dei reduci del reparto “Il Cjossul”, l’autoprotetto reggimentale venne distrutto durante un’imboscata partigiana nei pressi di Prevacina, nella valle del Vipacco, il 26 agosto 1944. Partito da Tolmino e diretto a Montespino, l’autoprotetto venne attaccato da un reparto partigiano sulla via del ritorno, che percorreva insieme a un’autoblinda tedesca e un reparto di alpini appiedati. Il mezzo venne centrato da colpi di fucilone anticarro, e il personale di bordo venne in gran parte ferito o ucciso.


5) XIV. Battaglione costiero (it. Küsten-Festungs-Btl. 14)

Nel febbraio 1945 il reparto aveva in dotazione un autocarro corazzato armato di una MG 8 mm (i) (probabilmente un Fiat 665). L’unità faceva parte dell’ENR ma operava sotto controllo tedesco nell’OZAK; era stata formata nell’ottobre 1943 a Fiume, ma nel maggio 1944 venne spostata nella media valle dell’Isonzo (da Salcano ad Aussa), dove aveva compiti di protezione di un tratto della strada e della ferrovia Gorizia – Klagenfurt.

6) 2. Reggimento Milizia Difesa Territoriale “Istria”

Il 2. Rgt. MDT „Istria“, che fu impegnato nella penisola istriana dalla fine del 1943 al maggio 1945 con funzioni di presidio, protezione delle vie di comunicazione e lotta anti-partigiana, ebbe in dotazione vari autocarri scudati, alcuni dei quali armati con mitragliere da 20 mm (in particolare nella compagnia mobile “Mazza di Ferro”, basata a Pola) e due carri leggeri L 3. Sembra che i due carri leggeri, abbandonati dall’esercito italiano e recuperati rispettivamente da un civile e dai partigiani jugoslavi (che poi lo abbandonarono) vennero acquistati dal reggimento, uno per 35.000 lire e uno contro un autocarro di vestiti e scarpe. Uno di essi, non in grado di muoversi, venne interrato alla periferia di Buie e utilizzato come bunker finchè non venne distrutto dagli stessi militi al momento del loro ritiro dall’Istria, il 29 aprile 1945; l’altro venne utilizzato in azione e alla fine della guerra venne gettato in mare nel porto di Capodistria per evitare che finisse in mano ai partigiani.
(da Luigi Papo de Montona, L’ultima bandiera. Storia del Reggimento “Istria”, TER, Roma, 2000)


7) Reparto tedesco non identificato a Villa del Nevoso, 28 aprile 1945

In questa località (oggi Ilirska Bistrica, in Slovenia) il 28 aprile 1945 una formazione corazzata jugoslava (equipaggiata con carri armati Stuart, uno dei quali riarmato con un 7,5 cm Pak 40 tedesco) incontrò un reparto corazzato tedesco non identificato, armato di 7 “Panther” e un T-34; quest’ultimo venne distrutto dallo Stuart col Pak 40. L’identificazione dei mezzi tedeschi come Pz.Kpfwg. V Panther fatta dai militari jugoslavi è estremamente dubbia; non risulta che carri armati di questo tipo abbiano mai operato nell’OZAK o sul fronte jugoslavo, nè sembra possibile che siano potuti giungere in zona dal fronte italiano.


8) Nuove informazioni dai diari di guerra delle unità britanniche

Nei diari di guerra delle formazioni britanniche che liberarono il Friuli nel maggio 1945, conservati al Public Record Office di Kew (Londra), si sono raccolte le seguenti informazioni sui reparti corazzati tedeschi nell’OZAK:

- 1° maggio 1945: un Pz.Kpfwg. III Ausf. N viene rinvenuto, presumibilmente distrutto o abbandonato, ad un guado del fiume Tagliamento da reparti della 6. Armoured Division inglese. Dall’esame dei documenti trovati sul mezzo viene dedotto che esso apparteneva ad una unità identificata dal Feldpost Nr. 34526B (codice per la posta militare; corrispondeva alla 1. Kp./Pz.Abt. 212) e che in precedenza era appartenuto al Pz.Rgt. Hermann Goering. In totale la divisione ha catturato in questa zona tre carri armati tedeschi.

- 3 maggio 1945: secondo il diario di guerra della 6. Armoured Division (in data 4 maggio) vi sono a Ospedaletto ca. 200 soldati delle Waffen-SS con 8 carri armati e 4 cannoni da 88 mm, con altri 2000 soldati (tedeschi e cosacchi) poco più indietro, a Venzone; secondo il rapporto i carri armati appartengono probabilmente alla Karstjäger Division o al Pz.Abt. 212 e sono dei Pz.Kpfwg. III, dato che non erano stati ancora incontrati nella zona carri armati di altro tipo.

- 4 maggio 1945: un rapporto inglese identifica la “anti-tank company” (compagnia anti-carro) della Karstjäger Division per mezzo delle carte trovate su un cadavere in un Pz.Kpfwg. III distrutto il 2 maggio in area non specificata (identificata con il codice numerico 1509). Che si tratti di un errore per un P 40 (forse era quello distrutto a Godia, anche se la data di quello scontro era il 1° maggio) o la compagnia utilizzò anche alcuni Pz.Kpfwg. III, magari avuti dal Pz.Abt. 212 (che non aveva abbastanza equipaggi)? E’ interessante che il reparto corazzato della Karstjäger venga identificato come Pz.Jg.Kp., una denominazione finora non incontrata.

- 4 maggio 1945: la presenza del Pz.Abt. 212 in Friuli viene accertata dalla 6. Armoured Division grazie alle informazioni date da un prigioniero appartenente all’equipaggio di un Pz.Kpfwg. III distrutto; secondo un altro prigioniero interrogato il 5 maggio a quella data il Pz.Abt. 212 era rimasto con 3 carri armati sui ca. 30 posseduti in origine.
Il 4 maggio sembra essere la prima data in cui il Pz.Abt. 212 viene identificato dagli Alleati; si può dunque ipotizzare che non sia entrato in azione sul Po durante l’offensiva alleata ma solo più tardi, nel Veneto orientale o in Friuli.

- maggio 1945: secondo un rapporto britannico nel campo di raccolta di prigionieri tedeschi di Viktring (alla periferia di Klagenfurt) entro la metà di maggio 1945 si sono raccolti gli appartenenti al Kampfgruppe Oberst von Seeler; si trattava di una unità precedentemente subordinata all’HSSPF Rösener e proveniente dalla Slovenia, costituita in buona parte da unità della Ordnugspolizei ed impiegata per il controllo delle retrovie dell’Heeresgruppe E, minacciate dai partigiani. Non è escluso che si trattasse delle truppe che si aprirono la strada oltre la Drava l’11 maggio combattendo contro gli jugoslavi (episodio citato nel testo a pg. 36). Tra le unità presenti nel campo la relazione britannica elenca gli SS-Pol.Rgt. 17, 19 e 28, e le Pol.Pz.Kp. 1, 2, 13 e 14. Sembra quindi confermato che queste quattro Pol.Pz.Kp. operarono in Slovenia fino alla conclusione delle ostilità.

9) Kommando “Adria” der SS-Standarte “Kurt Eggers”

Il Kommando “Adria” era un reparto di propaganda delle Waffen-SS basato a Trieste; era un distaccamento del reparto di propaganda SS-Standarte (reggimento) “Kurt Eggers”. Una unità del Kommando “Adria”, denominata Kampf-Propaganda (probabilmente interveniva con misure di propaganda nei confronti della popolazione e dei partigiani durante le operazioni anti-partigiane), era in possesso di un Panzerwagen (veicolo corazzato) che venne assalito dai partigiani il 30 settembre 1944 presso Montespino (l’equipaggio consisteva nell’occasione in 6 italiani e un tedesco).


10) 2. Kompanie/Panzer-Regiment 1

Il seguente interessante brano è un estratto dalle memorie di un veterano del reparto, Heinrich Kramer, edite con il titolo “2. Kp./Pz.Rgt. 1” (pubblicate in proprio, senza data):


"L’11 settembre 1943 la compagnia viene caricata sul treno a Grafenwöhr ... Attraverso le Alpi il nostro convoglio viaggia verso Trieste e il bel mare Adriatico. Il 13 settembre la compagnia viene scaricata a Trieste.

Il 14 settembre la compagnia avanza sulle buone strade italiane verso Fiume, non vi è praticamente alcuna resistenza da parte nemica, ogni tanto si trovano dei blocchi stradali che vengono velocemente eliminati. Gran parte delle unità italiane ha già capitolato, anche noi disarmiamo alcuni piccoli reparti.

Durante la marcia verso Fiume il nostro carro armato di testa viene preso di mira da un cannone da 20 mm. L’Oberleutnant Cramer, il nostro nuovo comandante [di compagnia], ordina all’Oberfeldwebel Schäfer di sparare una granata esplosiva nella direzione da cui provengono i colpi. Avanziamo lentamente verso il paese e appuriamo che è occupato da una unità tedesca. Il giorno precedente questa unità era stata attaccata da un carro armato italiano [probabilmente in mano ai partigiani yugoslavi]. Questo aveva fatto supporre ai nostri camerati che si trattasse ancora di un attacco di carri armati nemici. Questo errore si risolve senza incidenti, ma nelle ore seguenti si sarebbe giunti al dramma.

Quello che noi non sapevamo era che era stato diffuso tra le unità tedesche a Fiume un comunicato radio secondo cui carri armati nemici stavano muovendo in direzione della citta, mentre in realtà si trattava della nostra compagnia.

L’Oblt. Cramer dà l’ordine di continuare l’avanzata, l’Oberfeldwebel Schäfer avanza in testa alla colonna. La compagnia si avvicina lentamente a Fiume, indimenticabile è la vista dalle montagne verso la città e l’Adriatico. Lentamente si scendono i tornanti. L’Oberfeldwebel Schäfer percorre con il suo carro armato l’ultima curva verso sinistra e improvvisamente viene preso sotto tiro. Il conducente [di un altro veicolo] Unteroffizier Kersch riconosce subito la situazione e gira il suo carro armato sul posto verso sinistra, in modo che la Balkenkreuz diventi visibile. Il fuoco cessa. Il comunicato radio ha avuto la sua fatale conseguenza.

Uno Sturmgeschütz tedesco [secondo la conferma di un veterano del Pz.Jg.Abt. 171 si trattava in realtà di un Marder III di questa unità] che aveva preso posizione all’entrata di Fiume ha colpito il carro armato dell’Oberfeldwebel Schäfer. Non appena il comandante dello Sturmgeschütz ha visto la Balkenkreuz sul carro armato di Kersch ha interrotto subito il fuoco, ma ciò che è accaduto non può essere ormai cambiato.

Come spesso in queste situazioni l’unico colpo sparato ha colpito in pieno l’obiettivo. Il conducente, l’Unteroffizier Orlamünder, è morto sul colpo, gli altri membri dell’equipaggio di Schäfer sono feriti. Orlamünder verrà sepolto nel cimitero di Fiume.

Dopo questo incidente si raggiunge Fiume dopo un breve percorso. Le unità partigiane si sono ritirate, e non vi sono più combattimenti in corso. La compagnia assume incarichi di sicurezza in città, una parte viene mandata nella vicina Abbazia, per svolgere anche qui incarichi di protezione. Un grande deposito della marina è caduto nelle nostre mani, cossicchè vi è ampia disponibilità di generi di conforto. Nelle uniformi tropicali passiamo dei bei giorni sull’Adriatico.

Dopo poco tempo la compagnia viene ritirata da Fiume e Abbazia. Gli ufficiali e l’Hauptfeldwebel dell’Abteilung si riuniscono per una discussione sulla situazione all’incrocio di Luka [Preluca, vicino Abbazia?].
La colonna trasporti [della compagnia] è stata nel frattempo trasferita nella caserma italiana di San Pietro [di Madrasso, vicino a Cosina - Erpelle]. Anche le unità combattenti [della compagnia] vengono trasferite a San Pietro.
La guerra partigiana è guerra di imboscate. Il nemico può essere ovunque, quindi l’attenzione è essenziale e le strade di San Pietro sono sorvegliate costantemente.

Il 27 settembre 1943 le unità combattenti [della compagnia] ricevono un ordine operativo. Il terreno montagnoso dell’Istria lascia però ai nostri carri armati limitate possibilità di movimento, e gli interventi della compagnia si limitano principalmente a compiti di sicurezza. Così passano relativamente tranquilli i giorni in Istria.

La colonna trasporti [della compagnia] ha lasciato nel frattempo San Pietro e si è trasferita a Obrovo – S.Maria. L’autunno arriva anche nella soleggiata Italia, diventa sensibilmente più freddo e scambiamo nuovamente le uniformi tropicali per le abituali uniformi nere [dei carristi].
Dopo pochi giorni anche le unità combattenti [della compagnia] raggiungono la colonna trasporti [della compagnia]. Il gruppo riparazioni è alloggiato in un distributore di benzina e sotto la fidata guida del Feldwebel Weisse vengono qui svolti i necessari lavori di riparazione sui nostri veicoli.

Il 29 ottobre tutto finisce. Tutti i veicoli corazzati e ruotati vengono consegnati ad una unità delle Waffen-SS [era l’SS-Pz.Rgt. 1 “LSSAH”; in realtà ricevette solo 20 Pz.Kpfwg. IV, il resto dei carri armati andò al II. Abt./Pz.Rgt. 1]. A Cosina la truppa viene avviata in treno verso la Germania. La nostra méta in Germania non è conosciuta. Con un tempo stupendo passiamo Lubiana verso la patria. Il 2 novembre arriviamo finalmente al terreno di addestramento di Altengrabow presso Magdeburg.

Qui si susseguono veloci gli eventi. In pochi giorni il I. Abt./Pz.Rgt. 1 viene completamente riequipaggiato. Finalmente si ricevono i Panther. Nella Russia meridionale la situazione è grave e dobbiamo entrare in azione prima possibile. Il sogno di una licenza in Germania rimane un sogno."


Qui sotto alcune foto del Pz.Kpfwg. IV distrutto dal “fuoco amico” di un Marder III del Pz.Jg.Abt. 171 (71. Inf.Div.) presso Fiume il 14 settembre 1943. Il Pz.Kpfwg. IV apparteneva al 2. Zug (2. plotone) della 2. Kp./Pz.Rgt. 1. (Pagina tratta dal libro di Heinz Kramer)

 


11) Aussenkommando Pola della Sipo/SD

Secondo un rapporto della Sipo/SD il 30 ottobre 1944 venne effettuato dai partigiani un attentato contro un “Panzer” (potrebbe essersi trattato di un camion corazzato o di una autoblindo) dell’Aussenkommando Pola (comando provinciale di Pola) della Sipo/SD.

12) Simbolo della 3. Panzer-Sicherungs-Kompanie

Grazie ad una cartolina post-bellica, probabilmente prodotta in occasione di un ritrovo di veterani, si è potuto identificare il simbolo - finora sconosciuto - della 3. Panzer-Sicherungs-Kompanie, un camoscio (Gemsbock or Gemse, in tedesco); non ufficialmente l'unità era conosciuta come "Die Gemsboecke". La B sul romboide (simbolo dei reparti corazzati) è l’abbreviazione di Bohn, il nome del comandante del reparto. La didascalia originale dice: “Il nostro simbolo di compagnia durante la lotta anti-partigiana in Italia”. (collezione Hiroshi Kitamura)